Comunicato di solidarietà ai compagni di Genova

Negli ultimi giorni, venti compagne e compagni hanno ricevuto denunce per la giornata di blocco del porto di Genova del 25 giugno 2024, a loro va la solidarietà incondizionata dei Giovani Palestinesi. Le accuse che mostrano quanto lo stato prova disperatamente a paralizzare la volontà del popolo. Un attacco mirato a colpire chi ha partecipato a un’azione concreta di opposizione alla guerra e al genocidio in Palestina.
Questo ennesimo episodio repressivo dimostra ancora una volta come lo Stato difenda gli interessi economici e politici legati ai conflitti internazionali, criminalizzando chi si oppone alla macchina bellica.
Il 25 giugno 2024 non è stata una semplice mobilitazione, ma una vera e propria azione di contrasto al sistema economico e logistico che sostiene le guerre imperialiste. Per la prima volta, i varchi del porto di Genova sono stati bloccati contemporaneamente per diverse ore, impedendo il transito delle merci e infliggendo un colpo tangibile agli interessi dei padroni della logistica della morte.
Questa azione è stata frutto di una mobilitazione ampia, che ha visto la partecipazione di un migliaio di persone da tutta Italia. Non è stato un atto simbolico, ma un’interruzione reale di un nodo cruciale nel traffico delle merci, in particolare quelle destinate al rifornimento bellico. Il messaggio lanciato quel giorno è stato chiaro: la guerra si combatte anche qui, nei nostri territori, colpendo i centri nevralgici dell’economia di guerra. Non sorprende quindi che, a distanza di mesi, lo Stato cerchi di vendicarsi, colpendo chi ha preso parte a quell’azione.
Le ragioni che hanno spinto al blocco del porto non solo restano valide, ma oggi sono ancora più urgenti. In Palestina, il genocidio continua. Dopo mesi di bombardamenti, Gaza è ridotta in macerie, mentre l’occupazione sionista avanza e il progetto di annientamento del popolo palestinese prosegue senza sosta. L’Europa si prepara a una nuova fase di guerra imperialista, con il padronato che teme di restare fuori dalla spartizione della ricostruzione e delle ricchezze contese. Nel frattempo, nei nostri territori assistiamo a una crescente militarizzazione della società: il ceto intellettuale e i media mainstream sono sempre più schierati nel giustificare e normalizzare la guerra. I governi investono miliardi nel riarmo, mentre tagliano fondi a sanità, istruzione e servizi essenziali. La criminalizzazione delle lotte sociali e antimilitariste si intensifica, con nuovi strumenti repressivi come il DDL “Sicurezza”.
Il porto di Genova diventa così non solo un luogo simbolico, ma un’infrastruttura chiave nel traffico di merci e armamenti. Il suo ruolo nella logistica globale lo rende un obiettivo sensibile per le mobilitazioni antimilitariste. Fermare il traffico di merci significa colpire i profitti della guerra. Il blocco dei varchi ha dimostrato che è possibile interrompere il flusso di materiali strategici per il complesso bellico-industriale.
I padroni della logistica, soprattutto la Maersk, e lo Stato non possono permettere che questo si ripeta. Genova è un polo logistico in espansione, con progetti di ampliamento e investimenti strategici. Ogni interruzione è vista come una minaccia a lungo termine. La repressione è quindi uno strumento per scoraggiare nuove mobilitazioni. Colpire oggi chi ha partecipato al blocco significa lanciare un avvertimento a chiunque voglia intraprendere azioni simili in futuro.
Se pensano di fermarci con la repressione, si sbagliano: l’11 aprile torniamo a bloccare la guerra. Il modo migliore per rispondere a questo attacco è rilanciare la lotta! Invitiamo tutte e tutti a partecipare, a organizzarsi, a portare solidarietà attiva alle compagne e ai compagni denunciati.
Inoltre, il 12 aprile scenderemo nelle strade di Milano per una grande manifestazione nazionale in supporto alla resistenza palestinese, contro il genocidio, il riarmo e la repressione.
I nostri nemici non sono solo nei palazzi del potere internazionale, ma nei governi e nei padroni che traggono profitto dalla militarizzazione e dallo sfruttamento e la resistenza palestinese ci insegna che combattere è necessario e vincere è possibile.
Saremo sempre al fianco di chi lotta contro la guerra imperialista e gli interessi di Stato e padronato.
LA REPRESSIONE NON CI PIEGHERÀ
L’11 APRILE BLOCCHIAMO LA GUERRA CHE PARTE DAL PORTO DI GENOVA
IL 12 APRILE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A MILANO
MORTE ALL’IMPERIALISMO, LIBERTÀ PER I POPOLI