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16 NOV | Intervento Rete Liberi/e di Lottare al corteo di Firenze organizzato con GPI

Come Rete Liberi/e di lottare interveniamo nella piazza fiorentina organizzata insieme ai GPI Firenze.

Iniziamo ribadendo la nostra solidarietà a Tiziano arrestato il 5 ottobre.
Siamo arrivati alla piazza del 5 ottobre grazie a centinaia di appuntamenti locali a sostegno della lotta per liberazione della Palestina.
Ci siamo arrivati con la forza dello sciopero del 23 febbraio e della manifestazione del 24 febbraio.
Ci siamo arrivati con la forza della mobilitazione si varchi del porto di Genova del 20 giugno.
Con quella forza abbiamo strappato la piazza del 5 ottobre a Roma al divieto della Questura e del Ministero degli Interno.
In quella piazza c’eravamo tutti e tutte e abbiamo il dovere di tenerne insieme tutti i suoi aspetti, dai fogli di via fino agli scontri perché si sviluppi la solidarietà necessaria contro ogni azioni repressiva.
Può esser poi legittimo mettere a verifica e valutare le pratiche di piazza, la loro efficacia e la loro tenuta.
Ciò che è inaccettabile sono le prese di distanze, la differenziazione e la dissociazione che prestano il fianco alla retorica degli “infiltrati”. Ciò che é inaccettabile è la divisione in “buoni e cattivi”.
Ciò che è inaccettabile è che sulla base di quella divisione si giochi al frazionamento per interessi particolari e di area politica accusando altri di settarismo.
L’unità non è uno slogan, ma la pratica di maturazione di un processo di confronto e chiarezza.

Noi vediamo questa chiarezza nell’appello che di GPI e UDAP per lo sciopero del 29 novembre. Nello stesso appello che lancia la manifestazione del 30 novembre affinché si renda chiaro il legame indissolubile tra la Resistenza Palestinese e la lotta che noi stiamo sviluppando sul nostro fronte interno contro la guerra e l’economia di guerra e il DDL 1660 che attaccano e peggiorano le condizioni materiali di vita di milioni lavoratori e lavoratrici.

In Palestina il 7 ottobre ha smascherato la vera natura del progetto sionista e la complicità di ogni posizione che ne contemplasse l’esistenza.
Ha posto sul piatto, non l’esigenza del riconoscimento di uno Stato di Palestina, ma la Liberazione di tutta la Palestina, dalla terra al mare, dall’occupazione e del giogo imperialista.

Noi oggi abbiamo il compito di costruire le condizioni per un “nostro” 7 ottobre, che smascheri ogni posizione di compromesso e compatibilità con lo Stato della guerra e di guerra.
La lotta contro il DDL 1660 sta esattamente su questo piano inclinato: questa nuova stretta repressiva risponde alle logiche di guerra e quindi impedirne l’approvazione o renderla inapplicabile corrisponde alla nostra capacità di ribaltare i rapporti di forza per costruire un presente che rompa con un sistema basato su guerra, sfruttamento e repressione.