Mentre a Napoli arrivano le denunce relative alla manifestazione del 28 ottobre scorso in occasione dell’apertura del maxiprocesso contro i disoccupati e le disoccupate organizzate di Napoli, continua la lotta in GLS.
LA LOTTA DEI LICENZIATI GLS-TEMI È UN ESEMPIO PER TUTTI I PROLETARI!
Questa lotta non è la lotta solo dei licenziati GLS e non è neanche soltanto una battaglia sindacale: è un grido di rabbia ed indignazione che parla a quelle migliaia di proletari che, soprattutto al sud, sono costrette ad accettare in silenzio condizioni di lavoro semischiavistiche dietro la minaccia della disoccupazione e della fame; e parla a tutti coloro che intendono realmente opporsi all’escalation repressiva e guerrafondaia del governo Meloni, il quale proprio in queste settimane sta portando in aula del senato un Ddl “sicurezza” col quale verrà messo definitivamente fuorilegge ogni tipo di conflitto sociale.
Per questo facciamo appello a tutti i solidali affinché diano il massimo sostegno a questa lotta, a partire dai cancelli dei magazzini GLS.
RESISTERE UN MINUTO IN PIÙ DEL PADRONE!

Leggi il comunicato completo del “Si cobas Napoli”
LA LOTTA DEI LICENZIATI GLS- TEMI È UN ESEMPIO PER TUTTI I PROLETARI!
Dal pomeriggio di martedì al pomeriggio di mercoledì, per quasi 24 ore di fila i lavoratori SI Cobas licenziati da Temi (cioè da Francesco Tavassi) sui magazzini GLS di Napoli hanno resistito davanti ai cancelli del sito di Frattamaggiore, interrompendo il flusso di merci e infliggendo pesanti perdite economiche ai padroni e ai loro leccapiedi: ciò grazie anche al sostegno dato al presidio da parte di tanti lavoratori, disoccupati e solidali che si sono alternati fuori ai cancelli facendo capire che i licenziati non sono soli, bensi parte di un fronte autonomo di classe che da anni a Napoli e in Campania lotta senza sosta e senza quartiere contro lo sfruttamento, i salari da fame, la precarietà, e le politiche di guerra e macelleria sociale portate avanti dai padroni e dal loro stato.
Ma le giornate di mercoledì e di ieri è stata anche e soprattutto una grande giornata di lotta nazionale: lo sciopero di filiera indetto dal SI Cobas ha determinato il blocco totale delle attività in tutti i più importanti hub GLS: Milano San Giuliano, Milano Sordio, Piacenza, Bologna, Fiano Romano e Perugia, cui vanno aggiunte le filiali di Brescia a Reggio Emilia.
Ieri mattina il presidio ha risposto unito e compatto alle provocazioni e ai tentativi di assalto fisico compiuti da un gruppo di padroncini al soldo di Francesco Tavassi, il quale proprio in quegli istanti assieme a GLS disertava l’ennesimo tavolo (siamo oramai al sesto in meno di un mese) convocato d’urgenza in Prefettura.
I grandi capitalisti con questa linea di condotta vogliono dimostrare il loro strapotere, far passare l’idea che a loro è concesso di fare quel che vogliono (sfruttare, fare interposizione di manodopera e licenziare arbitrariamente chiunque si oppone), non solo ignorando ogni tipo di mediazione istituzionale, ma affermando a chiare lettere che la legge del profitto prevale su ogni altra legge, diritto o norma contrattuale, e che in definitiva i padroni non prendono ordini da nessuna autorità dello stato, casomai è il contrario…
Non è un caso se, proprio nelle stesse ore in cui Tavassi e GLS si negavano alla prefettura (quest’ultima per l’ennesima volta) e TEMI rifiutava finanche un nostro invito formale di incontro, la Prefettura e la Questura inviavano decine di celerini in assetto antisommossa per sgomberare il presidio, unendo di fatto le loro forze repressive a Tavassi e ai suoi crumiri che dall’interno del magazzino premevano da ore sugli scioperanti, e minacciando i lavoratori di denuncia.
Il prefetto , la Questura e la Digos fingono di ignorare che innumerevoli sentenze penali in questi anni hanno assolto il SI Cobas, in quanto il picchetto condotto in maniera pacifica, finalizzato al solo blocco delle merci e senza esercitare violenza o minaccia alle persone non è penalmente perseguibile.
Fingono di ignorarlo perché per lo stato borghese la tutela del profitto (anche quello ottenuto in maniera palesemente illegale) è il vero bene supremo da tutelare: non a caso, le convocazioni in Prefettura sono avvenute SEMPRE E SOLTANTO a seguito dei picchetti ai cancelli di Temi, quindi mosse solo dal problema di “ordine pubblico” e non certo dall’emergenza sociale di 60 famiglie buttate per strada da un padrone senza scrupoli.
Da questo “status quo” gli operai hanno imparato ancora meglio che l’unico modo per alzare la testa e fermare l’arroganza padronale è quello della lotta; che ai licenziamenti discriminatori e antisindacali si può rispondere soltanto facendo pagare ai padroni un prezzo in termini economici; che lo stato borghese non è e non potrà mai essere “amico degli operai”, ma al più una “camera di compensazione” utile più a dare tempo ai padroni e portare i lavoratori allo sfinimento sotto la minaccia dei manganelli, che non a risolvere i loro problemi reali.
Questa lotta non è la lotta solo dei licenziati GLS e non è neanche soltanto una battaglia sindacale: è un grido di rabbia ed indignazione che parla a quelle migliaia di proletari che, soprattutto al sud, sono costrette ad accettare in silenzio condizioni di lavoro semischiavistiche dietro la minaccia della disoccupazione e della fame; e parla a tutti coloro che intendono realmente opporsi all’escalation repressiva e guerrafondaia del governo Meloni, il quale proprio in queste settimane sta portando in aula del senato un Ddl “sicurezza” col quale verrà messo definitivamente fuorilegge ogni tipo di conflitto sociale.
Per questo facciamo appello a tutti i solidali affinché diano il massimo sostegno a questa lotta, a partire dai cancelli dei magazzini GLS.
RESISTERE UN MINUTO IN PIÙ DEL PADRONE!
SOLO LA LOTTA PAGA!