Comunicato del GPI sulla manifestazione nazionale del 12 Aprile.

Sabato 12 aprile oltre 50.000 persone hanno attraversato le strade di Milano in una grande manifestazione nazionale per fermare la macchina bellica e denunciare apertamente il genocidio in atto contro il popolo palestinese, perpetrato dall’entità sionista con la complicità attiva degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Una mobilitazione imponente che ha messo a fuoco il ruolo dell’Italia, terzo esportatore mondiale di armi verso l’entità sionista, denunciando la corsa al riarmo europeo e la repressione sistematica del dissenso e delle lotte sociali. La manifestazione è stata ampia e composita, promossa dalle realtà palestinesi insieme ai sindacati di base, con la partecipazione attiva di realtà sociali, organizzazioni politiche, comunità islamiche e migranti. Un corteo determinato, espressione di un fronte di lotta che si allarga e si radica sempre più.
Tuttavia, una volta giunto in Piazzale Baiamonti, il corteo è stato brutalmente colpito da un’azione premeditata delle forze dell’ordine, che hanno deliberatamente attaccato i manifestanti con l’intento di creare tensione e offuscare la forte valenza politica di una mobilitazione partecipata da persone – soprattutto famiglie, bambini e anziani – provenienti da tutta Italia. Intorno alle 17:45, la celere, già schierata ai lati del piazzale, ha atteso il passaggio del corteo per tendere un agguato brutale e vigliacco, attuando una vera e propria rappresaglia. Su ordine di un alto dirigente della Digos, è partita una carica violenta che ha accerchiato una parte dei manifestanti, aggrendendoli con inaudita ferocia a colpi di manganello e impedendo loro di proseguire lungo il percorso concordato. Si è trattato di un attacco deliberato, non solo ai promotori della manifestazione, ma anche a tutte e tutti coloro che, da ogni parte d’Italia, hanno risposto all’appello nazionale.
Durante il caos la polizia ha quindi colto l’occasione per fermare sette persone, trattenendole in questura per ore per poi rilasciarle con denunce arbitrarie e inconsistenti, a fronte dell’assenza totale di reati o prove riconducibili agli stessi. Un fatto senza precedenti, non spiegabile se non con un chiaro intento di generare disordini e incutere terrore a fronte delle ennesime manovre autoritarie e repressive in atto da parte del governo.
Tra le innumerevoli provocazioni da parte delle forze dell’ordine, importante sottolineare come il corteo sia stato seguito dall’inizio alla fine da agenti in borghese, infiltrati tra i manifestanti, a conferma della militarizzazione del dissenso, di controllo e sorveglianza perpetue e generalizzate nei confronti del movimento per la Palestina. La natura e il movente degli attacchi operati dalle forze dell’ordine contro la manifestazione trovano conferma anche nella presenza di simboli neonazisti sulle felpe di alcuni agenti: non un dettaglio, ma l’immagine esplicita di uno stato che affida il manganello a chi si riconosce apertamente in ideologie fasciste. Un governo che – di fronte alla crescente risposta popolare contro guerre imperialiste, miseria e repressione – non fa che intensificare la propria violenza contro chi resiste, come dimostrato anche dalla firma di pochi giorni fa da parte del Presidente della Repubblica del Decreto “Sicurezza”, frutto del golpe burocratico del governo e ricalco del contenuto del disegno di legge 1660.
A fronte di quanto accaduto, il corteo si è fermato in presidio in Piazzale Baiamonti, dove è stato raggiunto dal nostro spezzone che si trovava in testa, tornato indietro dopo aver ricevuto notizia della rappresaglia attuata dalla Questura; i manifestanti sono dunque rimasti in presidio pretendendo la liberazione immediata dei 7 arrestati. Verso le 20:00, dopo le notizie sui primi rilasci, si è deciso di riprendere il corteo verso il punto di arrivo previsto, seguiti passo passo da un dispiegamento inspiegabile e sproporzionato di forze dell’ordine, con la richiesta esplicita del rilascio di tutti i compagni ancora trattenuti in Questura. La tensione si è riaccesa quando si è intimato agli agenti che si erano infiltrati con la chiara intenzione provocatoria di ritirarsi immediatamente dal corteo che intanto sfilava, autorizzato, per raggiungere l’Arco della Pace. Il presidio all’Arco della Pace si è sciolto solo quando, verso le 22:00, è stato confermato il rilascio di tutti i compagni.
Rigettiamo con forza ogni forma di intimidazione verso le legittime rivendicazioni del movimento in supporto al popolo palestinese e per la liberazione della Palestina, dal fiume fino al mare; e soprattutto rigettiamo azioni e parole di quanti vogliono dividerci tra manifestanti “buoni” e manifestanti “cattivi” e di quanti, a fronte agli oltre 70.000 martiri a Gaza e agli oltre 10.000 prigionieri politici palestinesi nelle carceri sioniste e dell’Occidente, si schierano con i carnefici che ci reprimono qui mentre continuano a massacrarci in Palestina, Libano, Siria e Yemen. Esprimiamo la nostra massima solidarietà alle compagne e compagni fermati e denunciati.
C’è chi si illude che la collaborazione con la controparte che ci reprime possa creare una strada comoda per la “lotta”, uno spazio in cui sia possibile scendere a compromessi, in cui si può esprimere il desiderio di libertà per i popoli oppressi sotto la protezione di chi ha il manganello in mano. A chi sabato ha voltato le spalle ai compagni circondati dalla celere, a chi in piazza ha ritenuto sufficiente arrivare alla destinazione del corteo, incurante dei ragazzi arrestati e trascinati in Questura e della spregiudicata violenza adottata dalle forze dell’ordine in quell’occasione, a chi pensa di poter dividere il movimento in lotta, facendo distinzioni tra buoni e cattivi; noi rispondiamo che in piazza c’eravamo tutte e tutti, e che la solidarietà che invochiamo per i nostri popoli martoriati dall’imperialismo occidentale ci impone innanzitutto di non abbandonare i compagni che lottano al nostro fianco.
Alle intimidazioni dello Stato rispondiamo con la forza in piazza: oltre 50.000 persone hanno attraversato le strade di Milano per gridare senza paura il loro sostegno alla legittima e gloriosa resistenza del popolo palestinese. Una marea determinata ha respinto con fermezza le vergognose politiche di riarmo, repressione e controllo sociale del governo Meloni e dell’Europa della Von der Leyen. Ci vogliono divisi, ci vogliono silenziosi, ma hanno ottenuto l’esatto contrario. Quanto accaduto a Milano il 12 aprile è per noi un chiaro monito che ci richiama alla lotta e alla resistenza. Un appello alla mobilitazione continua, alla costruzione di un fronte popolare largo, determinato e militante, capace di opporsi in maniera radicale a sionismo, fascismo e imperialismo.
NOI NON ARRETRIAMO
LA LOTTA CONTINUA FINO ALLA VITTORIA
Giovani Palestinesi d’Italia