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CONTINUARE E RAFFORZARE LAMOBILITAZIONE CONTRO RIARMO, STATO DI GUERRA E POLIZIA


Come abbiamo avuto più volte modo di ribadire nel corso di quest’anno di attività della Rete “Liberi/e
di Lottare”, esiste un nesso inestricabile tra l’escalation bellica globale e l’instaurazione di uno stato
di guerra e polizia.
Assistiamo a una competizione sempre crescente nell’ambito commerciale ed industriale. Tale
scontro si è, di fatto, trasferito anche a livello militare, generando una corsa generalizzata al riarmo
per prepararsi alla prossima guerra mondiale, mentre si alimenta la guerra in Ucraina, il genocidio a
Gaza – con lo stato sionista che rafforza le sue mire espansionistiche e coloniali attaccando l’Iran –
e i conflitti bellici in tante altre parti del mondo.
La tendenza sempre più accentuata e accelerata alla guerra è l’unica “soluzione” che la classe
capitalista può dare alla crisi storica del suo sistema sociale: una crisi del processo di accumulazione
e dell’ordine politico internazionale che, per la prima volta nella storia, si intreccia con una catastrofe
climatica incombente. In questo quadro complesso, preoccupante e desolante la classe lavoratrice
e sfruttata è sottoposta a misure di austerità, privazioni e ad un costante tentativo di disciplinamento
sociale da parte di vari governi, e naturalmente da quello guidato da Giorgia Meloni.
In questo scontro inter–imperialistico l’Italia è protagonista di prima fila con l’appoggio e la
compartecipazione all’azione genocidaria sionista, alla guerra tra NATO e Russia in Ucraina, alla
guerra contro l’Iran, al piano ReArm Europe, concretizzazioni di un’azione di governo che è in tutto
e per tutto guerrafondaia, reazionaria, al totale servizio del padronato. Pur in continuità con gli
esecutivi precedenti – tutti protesi e zelanti nel garantire gli interessi della classe sfruttatrice a danno
delle masse sfruttate – è indubbio che con l’avvento del governo delle destre abbiamo assistito a un
salto di qualità in questi processi.
In questo quadro si è inserita, per il governo e per l’insieme degli apparati statali, la necessità di un
nuovo pacchetto sicurezza: disegno legge, divenuto decreto e approvato, con il beneplacito ed il
supporto decisivo del Quirinale, in tempi brevissimi. Questa nuova legge punta ad intimidire e colpire
duro la lotta operaia, le lotte sociali, le proteste ambientaliste e – forse più di ogni altro bersaglio – la
lotta contro la corsa all’economia di guerra e alla guerra.
Da qui vogliamo ripartire, dalla necessità di tenere intrecciate tutte le lotte – contro l’applicazione
della legge manganello liberticida e da stato di polizia; contro le politiche filo padronali e di
sfruttamento; contro i provvedimenti bellicisti e guerrafondai di questo governo; contro la crisi
climatica e la militarizzazione del sapere – provando a rilanciare la prospettiva, per noi necessaria,
di un fronte unico internazionale ed internazionalista che sappia rispondere colpo su colpo agli
attacchi che la classe sfruttatrice dispiega ad ogni latitudine.
Sentiamo perciò il dovere di moltiplicare le iniziative sui nostri territori: per questa ragione, lanciamo
e facciamo nostre, per la settimana che va dal 20 al 27 giugno, le seguenti proposte e appelli alla
mobilitazione:

  • Il 20 giugno sosterremo i picchetti, i presidi, le iniziative lanciate dal sindacalismo
    conflittuale da nord a sud; chiediamo ai nodi locali della Rete anche di rapportarsi ad
    eventuali chiamate delle realtà sindacali confederali nella modalità in cui tante volte
    abbiamo fatto nei mesi scorsi, dialogando con i lavoratori e le lavoratrici in piazza senza
    dimenticare le responsabilità delle burocrazie sindacali nel disastro odierno.
  • Il 21 giugno alcuni organismi romani della Rete saranno presenti, con un proprio spezzone,
    nella piazza “Stop ReArm Europe” contro i piani di guerra e il riarmo europei.
  • Lanciamo per il 24 giugno la proposta di iniziative di protesta – striscionate, dibatti, presidi
    – per l’inizio del vertice NATO a L’Aja, che definirà concretamente il colossale piano di
    riarmo europeo.
  • Rilanciamo la necessaria solidarietà per Anan, Alì e Mansour – abbiamo pubblicato l’elenco
    delle prossime udienze sul nostro canale – sotto processo per l’accusa di “terrorismo” in un
    procedimento tutto politico perché attacca la legittimità della Resistenza Palestinese.
  • Facciamo appello a tutti/e di restare al fianco di Tarek, il giovane manifestante arrestato pochi
    giorni dopo il 5 ottobre; chiediamo a tutti gli organismi della rete, i collettivi, le realtà territoriali,
    etc. di tenere i riflettori accesi, provando a prendere parola, a preparare striscioni, a fare
    iniziative benefit per sostenere le spese legali.

C’è tantissimo da fare: moltiplichiamo le iniziative di lotta contro lo stato di polizia e di guerra, creiamo
collegamenti con le forze che sono mobilitate in tanti altri paesi contro politiche analoghe a quelle del
governo Meloni–Mattarella, e talvolta ancora più feroci – un pensiero solidale va ai/alle manifestanti
negli Stati Uniti in lotta contro le politiche di deportazione –, restiamo al fianco di chi viene represso/a.