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Sulla giornata di mobilitazione del 21 giugno

Il 21 giugno è stata una giornata di mobilitazione importante per fermare la Terza guerra mondiale in corso. Una giornata che ha visto decine e decine di migliaia di persone in piazza divise tra due mobilitazioni, quella promossa dalla campagna Stop Rearm Europe e quella indetta da Potere al Popolo e USB. Il Coordinamento Nazionale No Nato (CNNN) ha portato il proprio contributo ad entrambe le mobilitazioni del 21 giugno formando due spezzoni, portando le parole d’ordine della necessità di sviluppare la lotta contro la Nato, e della necessità di alimentare la costruzione di un fronte unitario che fermi la Terza guerra mondiale.

Il CNNN e le organizzazioni ad esso aderenti sono consapevoli che il 21 giugno va inteso come tappa di un percorso di costruzione di un fronte più ampio di lotta per fermare la Terza guerra mondiale e chi la promuove, quindi la Nato e i guerrafondai al governo del nostro paese. A tal proposito hanno promosso la mattina del 21 giugno un’assemblea pubblica di cui condividiamo alcune riflessioni emerse dal dibattito.

La necessità di unirsi e questioni di metodo

Il tema principalmente dibattuto è stata la mancata unità della piazza del 21 giugno. E’ stata rilevata innanzitutto la necessità di rompere i meccanismi “verticistici” che si vengono a creare in situazioni simili a quella del 21 giugno che ostacolano i processi di unificazione. Chi oggi intende promuovere e mettersi alla testa di un movimento generale contro la guerra, deve rispondere direttamente a chi si mobilita (da decenni, anni, mesi) nei territori per fermare la Terza guerra mondiale, chiudere le basi Usa-Nato, fermare il traffico di armi, boicottare la collaborazione con i sionisti d’Israele, il disarmo e tutte le altre forme in cui si manifesta la lotta contro la guerra. Senza questo passaggio, non potrà esserci costruzione di alcun movimento contro la guerra a prescindere dalle parole d’ordine più giuste, rivoluzionarie o inclusive di chi vuole puntare a promuovere le varie mobilitazioni nazionali e/o europee.

E’ attraverso il dibattito, la costruzione dal basso, che si può costruire una mobilitazione realmente di prospettiva, che non sia appannaggio di questa o quell’area politica e che sappia mettere all’angolo quei singoli dirigenti di “area” o organismi che a parole dicono di essere per l’unità e nei fatti manovrano e operano per rompere l’unità in nome di interessi elettorali, sindacali, di bottega. Dall’assemblea del 21 giugno è infatti emersa anche la necessità di fare i nomi e i cognomi di tali dirigenti per capire, a fronte dell’estensione della III guerra mondiale, chi ancora pensa di poter lottare pensando irresponsabilmente al proprio orticello e chi invece si spende senza remore per alimentare una mobilitazione più generale contro la guerra.

La necessità di unirsi e definire bene su che cosa unirsi

Unirsi in questa fase significa individuare quei punti comuni a tutto il movimento popolare su cui alimentare la costruzione del fronte e la mobilitazione. Pertanto, le piattaforme e i programmi devono servire a definire e distinguere il campo di azione dei singoli organismi, coordinamenti, partiti, sindacati, ma non a creare schieramenti e divisioni nell’ambito del movimento popolare. Devono servire a definire obiettivi di medio e lungo periodo per ogni organismo, non di certo a fomentare concorrenza e settarismo. Allo stesso tempo, considerando la velocità con cui vengono stese piattaforme e programmi, sottoscriverne alcuni ha un valore relativo se queste vengono poi superate dagli eventi.

Resta chiaro però che Usa, Nato, UE, sionisti, “banche armate”, industria delle armi, trafficanti di ogni tipo decidono della sorte del nostro paese nella Terza guerra mondiale: sostegno allo Stato sionista nello sterminio dei palestinesi e nella guerra contro quei paesi del Medio Oriente non sottomessi al proprio volere; investimenti nel piano di riarmo europeo per aggredire la Federazione Russa piuttosto che investimenti in posti di lavoro utili, tutela dell’ambiente, servizi pubblici; ulteriore trasformazione del paese in un enorme hub militare attraverso progetti di “mobilità militare” (vedi in ultimo i progetti sul porto di Trieste e i vari progetti TAV), la presenza di militari italiani e USA nelle scuole e università, la riconversione di aziende civili al militare e molto altro potremmo aggiungere. Dal MUOS di Niscemi ai poligoni NATO in Sardegna, dalle basi di Ghedi e Aviano passando per Camp Darby, Vicenza, Amendola, Taranto, Trieste, Genova non c’è città che non sia invischiata nelle logiche di guerra.

In sintesi dall’Assemblea emerge che nel nostro paese l’opposizione a tutto ciò esiste, è diffusa e capillare, è vivace e può trasformarsi in mobilitazione generale per cambiare il corso delle cose, per interrompere la spirale della Terza guerra mondiale e far saltare i piani dei guerrafondai e dei loro soci. In questo contesto, ruolo centrale lo giocano i lavoratori e le lavoratrici: dell’istruzione, portuali e aeroportuali, della logistica, metalmeccanici e di ogni altro settore, la cui mobilitazione serve a fermare gli ingranaggi di guerra ad ogni livello, mobilitazione che dobbiamo sostenere ed estendere.

Buona parte dell’opposizione attiva alla Terza guerra mondiale è confluita in piazza a Roma il 21 giugno e molti altri singoli e organismi scenderanno in piazza in futuro: sono milioni le persone nel nostro paese contrarie alla guerra. Alla luce di quanto è accaduto alle prime ore della notte del 22 giugno, con l’attacco a sorpresa degli USA a 3 siti nucleari iraniani, in assenza di approvazione preventiva del Congresso americano, il coinvolgimento più aperto dell’Italia nella guerra mondiale in corso è sempre più vicino e concreto.

La linea tracciata da Usa, Nato, sionisti d’Israele e UE è quella di allargare la guerra a tutti quei paesi che oggi non si sottomettono alla loro volontà. Fermare la Terza guerra mondiale non è un obiettivo a lungo termine, per cui lottare quando il missile cade nel proprio giardino: è l’obiettivo immediato su cui costruire un fronte di lotta, coordinando e valorizzando tutte le iniziative e mobilitazioni già in corso.

Il Coordinamento Nazionale No Nato fa appello a continuare, dopo la mobilitazione del 21 giugno, a dedicarsi con forza e volontà alla costruzione di un ampio e dispiegato movimento contro la guerra, che spinga e alimenti sempre più singoli e gruppi ad attivarsi, a rendersi protagonisti di questa lotta.

Coordinamento Nazionale No Nato

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