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LA PRIMA PROIEZIONE DEL CICLO “Come si diventa DISUMANI”

INNOCENCE (Guy Davidi, 2022)

LA PRIMA PROIEZIONE DEL CICLO “Come si diventa DISUMANI”
organizzata da due movimenti fiorentini in collaborazione con l’Osservatorio contro la Militarizzazione delle Scuole e delle Università

Una giornata particolare quella vissuta, a Firenze, nel vecchio teatro popolare della Società Ricreativa l’Affratellamento di Ricorboli, 150 anni nel 2026: una mattinata con centottanta ragazz* e professori da tre Istituti Superiori dell’area fiorentina: Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, ITIS Meucci e Liceo Artistico di Porta Romana; per proseguire con più di cento persone che a metà pomeriggio di un venerdì si sono riversate al buio per restarci fino a tardi per discutere e cenare, mentre lì vicino, sul Lungarno, scoppiava la primavera.
Firenze ha risposto. Non hanno intimorito le parole di Guy Davidi così dirette nel Pressbook consegnato alla stampa in conferenza pochi giorni prima dell’evento: “…Israele non è un paese che dà valore all’innocenza. La sua identità militarizzata richiede la distruzione e la distorsione delle dolci linee di confine dell’infanzia. […] I militari hanno bisogno di attività promozionali e Israele è un Paese modello nel promuovere le proprie imprese militari. Abbiamo colonizzato, occupato e invaso con successo, semplicemente per diventare più forti e accettati dalle altre nazioni.”

La Firenze del Marco Carrai Console Onorario di Israele e della Prof.ssa Guetta che invita come Unifi, senza autorizzazione a usarne il logo, membri dell’IDF mentre il genocidio impazzava. Questa Firenze non è la stessa dei cittadini che la abitano e che sono più consapevoli di quanto si pensi. O almeno lo stanno diventando.
Firenze non aveva mai avuto una proiezione di Innocence, in un luogo pubblico, a ingresso libero e organizzata da due associazioni di base come Firenze per la Palestina e il Comitato NO Comando NATO né a Firenze né altrove-Gruppo di Studio ScuoleNONcaserme e ci ha attraversato il timore di una sorta di boicottaggio di quella Firenze che non ci piace e che sta anche nelle scuole, contraria a volte per indifferenza, che altro non è che una sorta di disumanità.
E invece solo con un passaparola: “proviamo a proporre Innocence alle scuole, che ne dici? Mi dai mano?” ben prima di uscire sui social, gli spazi del mattino si sono riempiti e sono rimaste fuori ben tre scuole che hanno fatto richiesta di poter avere un’altra data.

La preoccupazione era semmai che la media dell’età delle/degli student* era molto bassa: soprattutto il Liceo Artistico aveva cinque classi di cui due prime e tre seconde. Ci aspettavamo una difficoltà nella concentrazione per un’ora e quaranta minuti di interviste e montaggio di filmati originali. E invece ci siamo dovuti ricredere: nessuno ha fiatato, non un bisbiglio e neppure schermi dei cellulari che brillavano, forse all’inizio per la storia IG “guardate dove sono”, c’è stato anche chi ha pianto ed ha lasciato il fazzolettino sulla sedia in prima fila.
La presenza e la generosità di Antonio Mazzeo hanno fatto il resto e il primo intervento, con tanto di microfono e rivolta alla sala, è stato di una ragazza che ha subito dichiarato di avere quattordici anni, di essere nata a fine 2010.

Sono queste le cose per cui vale la pena impegnarsi adesso, dare voce a una quattordicenne che emozionata dice a centinaia di persone che lei sa che non lo farà, che se c’è una via d’uscita, e ci sarà, ci deve essere, questo film le ha “fatto capire quanto finora siamo stati fortunati a non essere nati in Israele come i ragazzi del film e quanto non serva voler fare quello che sappiamo vogliono gli altri per noi, che non è quello che vogliamo veramente noi ragazze e ragazzi, noi che poi ci rimettiamo la vita”.
I docenti che sono intervenuti hanno ribadito che dobbiamo ripartire dal concetto di obbedienza, che dovrebbe oramai essere stato destrutturato proprio in questa terra di Toscana. Il don Milani priore di Barbiana degli anni ’60 ci ha detto che “L’obbedienza non è l’unico modo di amare la legge. Lo è anche cercare di cambiarla.”

Quello che ha tenuto alta la tensione è stato un mix di tante emozioni che sicuramente sono riuscite a smuovere catarsi in moltissime delle e dei ragazzi in sala, che sono rimasti immobili anche quando si sono accese le luci che hanno fatto risaltare il giallo dello screen che Davidi ha scelto come fermo immagine: una doppia fila di formichine dove una devia e quella dietro di lei inizia a seguirla, si inizia a rompere la continuità. Si può, si può contare anche se siamo uno, e gli studenti si sono soffermati a guardare quell’immagine commentandola.
Il pomeriggio aperto alla Città ha portato in Teatro persone fra le più varie, da altri studenti a cittadini che non conoscevano le realtà che hanno organizzato l’evento e che si sono avvicinati con calore ed interesse, oltre che con una generosità che ci ha permesso di coprire facilmente le spese che non erano affatto poche, ed avere un guadagno di circa 400€*.
Il dibattito dopo la proiezione del pomeriggio ha avuto come ospiti il giornalista Alessandro Bartoloni di Ottolina TV-Multipopolare, il filmmaker Federico Greco e Antonio Mazzeo. E’ stato seguito da circa ottanta persone che si sono trattenute anche in seguito a cena. Ci sono stati interventi dal pubblico, soprattutto di ringraziamento e domande per Antonio Mazzeo e per Greco. Quest’ultimo ha affrontato anche il tema del silenzio assordante dei suoi colleghi e di tutta la comunità di intellettuali e artisti dall’inizio delle tragedie che ci stiamo portando dietro ad oggi, che invece in altre occasioni, anni e anni fa, hanno sottoscritto documenti forti e creato movimenti, mentre, per es., per l’arresto e la violenza al regista di No Other Land sotto al MiC c’erano si e no cinquanta persone.

Anche questa indifferenza è disumanità, come ha fatto notare Federico Greco.