Riteniamo questo lavoro, se pur parziale, necessario ed urgente. Quanto oggi sta accadendo a Gaza e in Palestina è frutto di un processo storico. Allora stesso modo, le mobilitazioni che oggi caratterizzano la solidarietà alla Palestina, devono farsi processo. Perché ciò avvenga abbiamo bisogno di praticare, studiare, lottare, dibattere e divulgare affinché questo movimento, per larghi tratti spontaneo, si politicizzi, si faccia consapevolezza e militanza.
Ciò che troverete in questo testo non è altro che uno spunto di riflessione documentato. La volontà è quella di restituire un quadro più complessivo sulla guerra, delle sue strategie, di cui il genocidio è la più brutale, delle relazioni strutturali che tengono insieme Italia e Israele nel rapporto bilaterale e nel contesto NATO. Rompere questi legami vuol dire lottare contro il sistema della guerra, per una società che ne superi le logiche, quindi le diseguaglianze e lo sfruttamento. Non esistono soluzioni a portata di mano. La strada è lunga e “bisogna che tutti facciano qualcosa affinché pochi non debbano fare tutto”. Noi, qui e ora, nella nostra Firenze, questo “qualcosa” dobbiamo assolutamente metterlo in campo anche contro il Comando che da luglio 2025 si è insediato nella caserma Predieri di Rovezzano.
Buona lettura.
Israele non è formalmente membro della NATO ma ha aperto un ufficio di rappresentanza nella sede NATO di Bruxelles in una logica di collaborazione, coordinamento e partenariato.
Da luglio 2025 a Firenze è attivo il nuovo Comando Multinational Division South (MND-S) della NATO con sede a Firenze nella caserma Predieri. Ci sono le evidenze per sostenere che il Comando NATO di Firenze possa collaborare attivamente e strategicamente per assecondare le attenzioni di Israele su tutta l’area mediterranea. Esistono i rischi, perché questi stanno nelle possibilità dei rapporti tra NATO e Israele, che il Comando NATO di Firenze si presti ad essere centro di formazione per l’IDF e che Allied Reaction Force (ARF) – la forza di intervento rapido a disposizione del Comando di Rovezzano – si adoperi in esercitazioni congiunte con l’esercito israeliano anche sul territorio toscano. Del resto esercitazioni simili sono già avvenute, come nel caso della Falcon Strike 2021 che ha coinvolto Italia, USA, UK e Israele sul territorio sardo.
Mettiamo quindi in ordine schematico i passaggi che determinano i rapporti Israele-NATO e le relazioni Italia-Israele.
Rapporti tra Israele e NATO
1. Dialogo Mediterraneo (dal 1994): Israele è partner ufficiale della NATO nell’ambito di questo programma, insieme ad altri Paesi del Nord Africa e Medio Oriente.
2. Ufficio di collegamento permanente presso la NATO (dal 2016): Israele ha stabilito una missione permanente a Bruxelles, che assicura una presenza diplomatica e militare continuativa.
3. Individual Partnership and Cooperation Programme (dal 2017): questo strumento disciplina in dettaglio le attività di cooperazione pratica tra NATO e Israele in materia di addestramento, cyber-difesa, difesa missilistica e antiterrorismo. (5)
Rapporti tra Italia e Israele
Prendiamo in esame quindi il “Memorandum d’intesa bilaterale Italia-Israele“, prodotto nel 2003, ratificato nel 2005 e che prevede il rinnovo tacito ogni 5 anni. Questo infatti è avvenuto nel giugno 2025 e sarà in vigore almeno per i prossimi 5 anni. In sistesi prevede:
1. Esercitazioni e addestramento congiunto.
2. Scambio di tecnologie, mezzi e equipaggiamento militare.
3. Intesa su operazioni e missioni internazionali.
La presenza di Israele con un proprio ufficio nella sede NATO di Bruxelles risale al 2016 e la sua direzione è affidata all’ambasciatore israeliano presso l’Unione Europea. L’apertura di questo ufficio è il risultato dell’invito rivolto a tutti i paesi che fanno parte del “Mediterranean Dialogue”. Questi paesi non sono membri della NATO ma sono inclusi in questo programma di partenariato e sono, oltre ad Israele: Algeria, Egitto, Giordania, Mauritania, Marocco e Tunisia. Così sono meglio comprensibili i posizionamenti di alcuni paesi arabi e nord africani rispetto a Israele, ma soprattutto il modo in cui sono stati gestiti gli attacchi alle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla in acque tunisine. Quella che formalmente potrebbe sembrare un’azione israeliana in violazione della sovranità tunisina, se inquadrata in questo sistema di alleanze potrebbe infatti assumere un altro significato.
Facciamo una digressione per poi tornare sul punto. Il 14 febbraio scorso la petroliera Seajewel, inserita dall’Ucraina nella cosiddetta “flotta ombra” utile ad aggirare le sanzioni triangolando petrolio russo, è stata fatta oggetto di un attentato davanti al porto di Savona.
Non è stata la prima nave a subire un attentato simile nel Mediterraneo. Circa un mese prima la stessa sorte era toccata alla Seacharm, ormeggiata davanti alle coste della Turchia. Successivamente, nel luglio 2025, è stata poi la volta della Vilamoura davanti alle coste libiche. Sono attacchi, per motivi e modalità, riconducibili alla messa fuori uso del Nord Stream e dell’oleodotto Druzhba che trasportava petrolio russo verso Ungheria e Slovacchia.
Crediamo non sia secondario sottolineare che dal 1997, con la firma della Carta di Partenariato Distintivo tra NATO e Ucraina, è stato istituito a Bruxelles il NATO Liaison Office per l’Ucraina presso il quartier generale NATO.
Poniamo quindi l’accento e la preoccupazione sul Mediterraneo come spazio di guerra in cui, all’interno della NATO e delle sue alleanze esterne, si concede piena agibilità militare ad operazione di guerra sporca, dall’Ucraina e fino ad Israele. In questo senso proviamo a delineare un quadro più complessivo.
La catena di comando parte dal Pentagono, e quindi dagli USA, che in sede NATO rappresentano il vertice decisionale. Dei 27 paesi dell’Unione europea 21 sono membri della NATO a cui se ne aggiungono altri due in fase di ratifica (Svezia e Finlandia). Quindi la NATO ha un peso determinante nell’indirizzo della politica estera dell’Unione europea.
In più la NATO si avvale di collaborazioni e partenariati con paesi che non ne sono membri: Ucraina, Israele e gli altri che si affacciano sul Mediterraneo. All’interno della marcia verso la Terza Guerra mondiale possiamo quindi identificare in Israele la testa di ponte verso il Medioriente, l’Ucraina come avamposto del fronte est contro la Russia, a cui si aggiungono il fronte che gli USA stanno aprendo con le continue provocazioni contro il Venezuela verso l’America Latina e quello con proiezione anticinese nell’Indopacifico.
Questo ci serve ad inquadrare il ruolo che Israele sta giocando a livello globale e comprendere a fondo quanto i legami con tutti i paesi occidentali siano strutturali ed interconnessi tra loro. Ci dice quando il genocidio e l’economia che si lega ad esso siano di una portata tale da andare ben oltre le dichiarazioni di facciata di alcuni partiti dell’arco parlamentare e di alcune cancellerie. Colloca il ruolo della Resistenza palestinese all’interno della lotta antimperialista.
Soprattutto ci dice quanto sia alta la montagna da scalare che abbiamo davanti, le cui pendici però partono da davanti alla porta di casa nostra. È così che torniamo al punto da cui siamo partiti: il Comando NATO di recente insediamento nella caserma Predieri di Rovezzano.
L’11 ottobre saremo in piazza proprio per queste ragioni. Quel Comando avvicina in modo importante il nostro territorio al fronte di guerra. Crea i presupposti perché IDF possa avere una presenza, se pur occasionale, sul territorio fiorentino e toscano. È un puntello nelle strategie di guerra che prevedono una spesa militare in ulteriore crescita, un ulteriore taglio alla spesa sociale e ai nostri salari, soprattutto una corsa al reclutamento che riguarderà centinaia di migliaia di giovani il cui futuro è ipotecato dalla guerra, sia essa sul fronte interno che su quello esterno.
